Care sorelle e cari fratelli,
il Triduo pasquale ci invita alla partecipazione del mistero d’amore di Gesù Cristo che si offre per ogni uomo nel sacrificio della Croce.
Nel brano del Vangelo che accompagnerà la veglia pasquale verranno rivolte a noi le parole con cui gli angeli esortarono le donne ad andare “oltre” la soglia della morte.
Che senso dare a quelle parole oggi, quale soglia ci invitano a oltrepassare?
Sono molti i motivi di apprensione e di difficoltà: nel mondo deflagrano scenari di guerra con il rischio di carestie e di povertà ulteriore. Sono molte le persone che si sentono disorientate, spaventate e deluse perché si sentono sole di fronte a una sfida che appare insormontabile.
È per queste persone che Gesù si è fatto prossimo: è per loro che Gesù ha voluto vivere la solitudine del Getsemani, del processo, della croce e del sepolcro. È venuto per coloro che si sentono soli nel momento opprimente e drammatico della sofferenza: Gesù è lì, accanto a loro, sulla Croce.
Dio conosce tutte le nostre lacrime una ad una, Dio sente il grido di ogni uomo; è per questo motivo che siamo chiamati semplicemente ad accorgerci della sua presenza! Non è assente, non è lontano, non è tra i morti! Cerchiamo Gesù oltre la soglia: Lui è presente, Lui è vicino a me, Lui è Risorto
Pèsach (Pasqua) significa passaggio, significa andare oltre la soglia, significa passare dalla vita vecchia a quella novità di vita che Gesù Cristo ha conquistato per noi a prezzo del suo sangue.
Questo invito degli angeli, perciò, risuona anche oggi; è a noi che essi dicono: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 21,5-6).
Cerchiamo Gesù nei poveri, nei sofferenti, nei malati, nei carcerati, nelle persone che si sentono sole e lontane da Dio! Rendiamo perciò testimonianza di ciò che abbiamo udito e visto, parliamo loro della risurrezione vittoriosa di Gesù e potremo così testimoniarlo come prossimo di ciascuno, il Dio-Con-Noi, l’Emmanuele!
Vi benedico di cuore e prego per tutti voi.
+ Attilio, vescovo